I soldati tra rifiuti, adesso basta

farci fare i netturbini

 

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di Carlo Mercuri

Le ruspe dell’Esercito, appena tornate da Haiti, furono spedite a rimuovere i sacchetti di rifiuti a Napoli. Non ci fu neanche il tempo di cancellare per pietà le scritte bianche “UN” (Nazioni Unite) che campeggiavano sulle fiancate. La stessa cosa è successa per i camion della Brigata “Garibaldi” di ritorno dalla missione in Libano. Tutti dipinti di bianco, ma carichi di rifiuti e gocciolanti percolato. Dicono che le Nazioni Unite non l’abbiano presa bene. Così come, questa storia dei rifiuti, non l’hanno presa bene i militari italiani. Ora il ministro La Russa sostiene che nessun soldato si è sentito svilito per fare da supplente ai netturbini. In realtà si sa che la pentola è in ebollizione da parecchio tempo. E forse è proprio questa la ragione che ha spinto il ministro a recarsi personalmente a Napoli per ringraziare, come ha detto, quanto stanno facendo «i ragazzi con le stellette». E’ la prima volta, infatti, che si è sentito il ministro della Difesa esprimersi tanto nettamente sulla materia: «Raccogliere i rifiuti – ha detto – spetta al Comune, alla Provincia e per certi aspetti marginali alla Regione. Questo non può essere compito del Governo e men che meno dei militari, chiamati a fare supplenza». Poi ancora: «Nessuno può illudersi che la raccolta dei rifiuti sia un compito che spetta all’Esercito».

E’ il caso di ricordare che i militari sono stati impiegati in Patria, negli ultimi tempi, per: la rimozione dei rifiuti in Campania e la sorveglianza delle discariche; la guardia alle macerie dell’Aquila con lo scopo di tenere a distanza gli “sciacalli”; la guardia alle ambasciate con compiti di Polizia; il pattugliamento delle strade sempre con compiti di Polizia; lo spalamento della neve a Milano con compiti di supplenza non si sa di chi, forse degli operai comunali, e si sono scampati all’ultimo momento la corvée più fantasmagorica di tutte, quella di dover sovrintendere al caotico traffico romano nella veste di supplenti dei pizzardoni, con tanto di paletta e fischietto.

La misura era talmente colma che qualche militare ha iniziato a uscire allo scoperto. Certo, non i giovani fanti ai quali il ministro La Russa ha chiesto se tutto andava bene. Ma gli alti gradi, quelli che hanno poco da temere. Uno su tutti: il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, già consigliere militare di tre Presidenti del Consiglio e dirigente della Fondazione Icsa. Tricarico si è lamentato di quegli «impieghi impropri che in un contesto di rigida austerità andrebbero limitati» e ha definito gli incarichi di “supplenza” come «iniziative estemporanee che disperdono risorse e interferiscono con la programmazione delle attività addestrative e operative, talvolta fino al punto di snaturare il ruolo delle Forze armate o di avallare l’idea che esse possano sistematicamente supplire a ogni carenza di qualsiasi altra amministrazione dello Stato». Anche il generale Domenico Rossi, presidente del Cocer Interforze, ha diffuso un commento non si sa se più asseverativo o sarcastico: «Sono sicuro – ha detto – che il Paese saprà riconoscere la disponibilità mostrata dai suoi militari». Il “Paese politico”, intende il generale; quello che, tra gli altri suoi compiti, stringe o allenta i cordoni della borsa. L’altro Paese, quello dei cittadini comuni, ha invece «ripreso fiducia dalla presenza dei militari» nelle strade, ha garantito il generale Mario Morelli, capo del Comando Logistico Sud. «La presenza dell’Esercito – ha aggiunto – è stata accolta in maniera straordinaria». Meglio così. Ma bisogna che ora qualcuno spieghi ai cittadini che l’era del militare-tuttofare sta volgendo al termine.

di Carlo Mercuri

FONTE; www.ultimenotizie.tv
 

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04 gennaio 2010